Michele Cozzio

Professore alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento

Quale semplificazione nel settore degli appalti pubblici post emergenza COVID-19

L’emergenza causata dalla pandemia del Covid-19 e le misure di contrasto adottate in Italia hanno avuto un impatto fortissimo sulla vita sociale e sulle attività produttive, industriali e commerciali.

tempo di lettura: 3 min
Appalti

Le conseguenze hanno investito anche il mercato dei contratti pubblici, ganglio strategico dell’economia nazionale. I dati relativi al primo semestre 2020 evidenziano una decisa contrazione rispetto al 2019, sia per il numero delle procedure che degli importi, pari a meno 40%.

Il rischio di una recessione che potrebbe essere profonda, dannosa e prolungata richiede interventi e risorse straordinarie. La domanda pubblica si presenta come uno dei driver prioritari per rilanciare crescita, investimenti, produzione.

Gran parte delle risorse che l’Unione europea e gli Stati membri, compresa l’Italia, stanno stanziando per reagire alla contrazione dell’economia transiterà attraverso la realizzazione di infrastrutture materiali e tecnologiche, il potenziamento dei servizi, le iniziative collegate al Green Deal e all’economia circolare. Si preannuncia, quindi, un ruolo centrale dello Stato e dell’Amministrazione, che disporranno di maggiori spazi di ingerenza nell’economia e sul mercato.

Per avviare con credibilità la fase di rilancio occorre che l’Amministrazione risolva annosi problemi di inefficienza; il rischio è che gli ostacoli di natura burocratica, il barocchismo e l’opacità dei processi decisionali siano tali da formare una barriera insormontabile all’utilizzo delle risorse.

La parola d’ordine è semplificazione, riemersa prepotentemente durante la fase dell’emergenza sanitaria imponendo nuovi e provvisori equilibri tra i valori che presiedono il mercato degli appalti pubblici: più velocità, meno trasparenza, meno pubblicità, meno concorrenza, meno formalismo, meno controlli.

Non può nascondersi il rischio che la spinta a ridefinire priorità e regole della contrattazione pubblica travolga valori sui quali è recente il tentativo di costruzione di una buona amministrazione.

L’indice accusatore è puntato anche verso il sistema di prevenzione della corruzione, reputato inutile, dispendioso, oggetto di tante e troppe regole. Sull’onda della spinta emotiva e dell’emergenza, che da sanitaria diventerà presto economica, la richiesta è di gettare via ad ogni costo il sistema ritenuto inadeguato, faticando a procedere con lucidità. Non si considerano i dati sull’andamento del mercato che evidenziano la mancanza di correlazione non solo tra contrazione degli appalti e adempimenti per l’anticorruzione, ma anche tra questi e le lungaggini dell’azione amministrativa. Né sembrano sortire effetti i caveat sulla permeabilità del tessuto economico alle infiltrazioni criminose che richiederebbero risposte di policy stringenti.

Certo ben venga la semplificazione!

Lo abbiamo capito senza troppe parole nella fase acuta dell’emergenza, che ha reso superfluo tutto ciò che non è strumentale all’obiettivo di garantire la salute e arginare la diffusione del virus.

Mai però abbiamo pensato che si possano comprare mascherine e dispositivi medici da imprese legate al crimine.

In questo senso la semplificazione va perseguita cercando continuamente nuovi equilibri (in funzione di sintesi) tra tutti i valori espressi dal diritto senza perdere di vista l’obiettivo finale che rimane sempre quello di soddisfare le esigenze della collettività.

Trasferendo il pensiero nel mercato degli appalti pubblici, significa che a fronte di procedure più spedite e con minori garanzie di pubblicità e trasparenza (soluzione che pare prospettarsi nel prossimo decreto Semplificazioni), si dovranno porre in essere forme di monitoraggio diffuse, sistemiche, rese possibili non per il tramite di mille adempimenti ma facilitate dall’informatizzazione del settore, per non perdere di vista l’esigenza del rispetto delle regole.

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